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dei primi popoli barbarici 131


od allegorica; misera condizione del nostro spirito, che or ci fa considerare quasi vere storie le favole piú patenti de’ lontanissimi tempi, ed or trasformare in mitologia l’istorie certe de’ secoli a noi piú vicini.

6. Le rocche cinte da triplici mura, le arti e le altre difese di Decebalo non valsero contro l’imperatore Traiano, che condusse in Dacia le legioni ad abolir l’onta del tributo, e superò dopo lunga guerra tutti gli ostacoli, espugnando Sarmizagetusa, e ponendo la mano su’ tesori nascosti dal re nel letto del Sergezia, ovvero dell’Istrig. I principali pilofori bevvero allora il veleno, e Decebalo cacciossi la spada nella gola. Pur l’imperatore non consegui se non la terza parte del regno daco-getico; gli Amali, i Baiti e gli altri pilofori non solo si difesero e tennersi forti nell’altre due parti, ma dalle sponde del Prut e dalla sommitá dei Carpazi fecero aspra ed interminabile guerra contro la Dacia conquistata da Traiano. In due ora si divide la storia de’ getici paesi oltre il Danubio; l’una, che narra le perpetue incursioni de’daco-geti contro i romani; l’altra, che contempla la civiltá latina intromessasi nella parte romana della Dacia, Parti, l’architettura e le scienze del Lazio mescolatesi all ’arti ed all’architettura de’ daco-geti, secondo richiedevano la natura od i rigori del clima.

Né trascurarono i romani della Dacia traiana d’innoltrarsi verso il Baltico, e di formare lungo la via e su quel mare un qualche stabilimento, che fosse acconcio a’ commerci dell’ambra e delle pelli. Ma non poterono essi guardare se non per poco piú d’un secolo e mezzo la loro preziosa conquista oltredanubiana; e si continuo fu l’impeto de’ daco-geti contro la Dacia, occupata da’ nemici, che Decio Augusto morivvi ed Aureliano, fortissimo imperatore, si vide costretto ad abbandonarla, richiamando le legioni di qua dal fiume, sebbene molti romani rimasti vi fossero, i quali di poi per la venuta degli unni s’imbarbarirono di mano in mano al pari de’ greco-sciti. Cosi ritornarono i daco-geti nella parte perduta dell’antica lor patria, e l’intera Dacia di Decebalo unissi nuovamente sotto la potestá de’ principi Amali. Questi permisero a molti barbari di collocarvisi.