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all’orecchio de’ romani. Catualda ed i suoi gotoni scacciarono Maroboduo; popoli annoverati da Tacito fra que’ Germani, che piú s’allontanavano dagli altri per la qualitá delle loro armi e per l’ossequio verso i re; ciò mostra, ch’essi non furono i progenitori de’ daco-geti, ma piuttosto i lor nipoti, se pur dee farsi alcun conto dei così frequenti ludibri, soliti a procedere dalle simiglianze d’alquanti nomi de’ popoli piú diversi fra loro. Le colonie de’ daco-geti zamolxiani, che dopo Alessandro macedone penetrarono verso il Baltico e la superiore Germania, s’imbarbarirono, come giá imbarbariti s’erano i Geloni, cioè i greci che passarono ad abitare, giá il narrai nella Storia, tra gli sciti scoloti, e come s’imbarbarirono tutti gli altri stranieri, che posero la stanza in Olbia o nelle scitiche cittá del Ponto Eussino.

Viva intanto si manteneva sul Danubio la civiltá de’ dacogeti zamolxiani, alla quale aveano dato novello vigore le riforme di Deceneo sul monte de’ Cogeoni, che fu da lui scelto per sede cospicua de’ pontefici di lá dal Danubio. Pur grandi sventure, dopo la morte di Berebisto, afflissero quel popolo, travagliato da’ sarmati e poi dagli alani, che dal Caspio e dal Caucaso inondarono l’Europa orientale. In tal modo vissero i geti, dimentichi della passata grandezza, insino a che non si vide il re loro Decebalo vincere le legioni di Domiziano ed imporre un annuo tributo all’imperio. Rinacque allora la gloria de’daco-geti; mirabili fortezze, altere cittá, decorate d’insigni edifici, costruironsi da Decebalo, su’ quali ottenne i vanti maggiori la sua reggia di Sarmizagetusa, dove congregò immense ricchezze; padrone d’un vasto territorio fra il Danubio, i Carpazi ed il Boristene. Le vittorie su’ romani conferirono a’ principali pilofori del regno di Decebalo il nome d’ansi o d’asi, cioè di semidei; fra essi annoveravasi Gapto, bisavo di quell’Amalo, dal quale denominaronsi gli Amali, e discese Teodorico, re d’Italia, diciassettesimo della sua stirpe dopo Gapto. Questa illustre serie di principi, messa in chiarezza da Cassiodoro e da Giornande sulla testimonianza di molti scrittori, benché ora perduti, vorrebbe alcuno tenerla per una genealogia favolosa