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Principe certamente magnanimo e generoso: pur la fortuna superò in esso le altre sue qualitá, e mettendo in vista le buone seppe celar le meno lodevoli. La gloria delle sue armi abolí la memoria non dirò del dappoco Alboino, ma dell’amabile Bartolommeo; le di cui pacifiche virtú furono si care al popolo veronese. Giovanni Villani, quantunque scrivesse in quegli anni medesimi, non conosce altro successore di Alberto della Scala, se non Cane Grande: tolta di mezzo fino la menzione di Bartolommeo e di Alboino. Lo stesso nome di Grande si credè che gli fosse stato conceduto dalle sue vittorie sui padovani: ciò è falso, né altro gli procacciò nella sua piú tenera infanzia siffatto nome, se non un sogno di sua madre; del quale, oltre la testimonianza di Ferreto lodatore del figlio, fanno irrevocabile prova i monumenti degli Scaligeri. Piú avventuroso Can Grande, per breve ricetto conceduto a Dante Alighieri, fu giudicato colui al quale costantemente avesse il poeta rivolto il pensiero, ponendo in esso principe tutta la speme del ritornare in Firenze. Ma si è veduto quanto poco i fiorentini avessero badato allo Scaligero, e di quali aiuti scarsissimi fosse stato egli soccorritore ad Arrigo VII in Pisa, e ad Uguccione della Faggiola in Monte Catini. Erano quelli nondimeno i giorni pericolosi, nei quali non solo trattavasi di Firenze, si veramente di tutta quanta ella era la causa dei ghibellini, Can Grande fu poscia l’autore dello scisma imperiale, avendo abbracciata la causa non giusta di Federigo scelto da due soli elettori: e quando in Genova rabbiosamente si combattea per la salvezza delle parti, lo Scaligero non sospese le sue guerre municipali, e non fece alcuno sforzo in Liguria per mostrarsi degno del nome datogli di capo dei ghibellini. Né Ferreto (appo il quale ogni fatto di Cane Grande ottiene mirabili elogi) né altro istorico afferma, che Cane avesse coltivato le lettere: di qui raccogliesi che la corte di Verona fu piú amica delle pompe che conoscitrice o premiatrice del merito; quindi le ostentazioni grandissime non bastarono all’Alighieri per lungamente piacersi di quella, e trovarvi lo stesso conforto che in casa dei Malaspina. E finalmente, per terminar