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aretini, e con quelli fra i conti Guidi che seguivano le bandiere dei guelfi. L’anno appresso (1324) in Pisa mancò Ranieri della Gherardesca: e nel seguente (1325) il signor di Ravenna Ostasio II fece uccidere Bannino e Guido IV da Polenta: vile misfatto, pel quale non cessò il micidiale di essere grande appo il Cardinal del Poggetto.

Intanto Can della Scala ristorò la sua guerra contro i padovani (1327); ma poiché vide che Bologna davasi al cardinale del Poggetto egli e i primi dei ghibellini per la comune loro salvezza chiamarono Luigi di Baviera in Italia. Invitato costui giunse a Trento, donde recossi a Milano. Quivi tenne gran parlamento, in cui, oltre i Visconti, apparvero gli ambasciadori di Castruccio Castracani e di Pisa: Guido Tarlati di Arezzo e i Buonaccolsi di Mantova e Can della Scala vennero della persona. In quel tempo cominciò a leggersi molto ed a commendarsi dai ghibellini quel trattato che avea scritto Dante della Monarchia, nel quale per veritá troppo smisurate cose facea dirgli l’amor delle parti e della causa imperiale: dover l’universo mondo appartenere all’imperio dei romani: cosi aver comandato Iddio Ottimo Massimo quando sollevò a tanta grandezza quel popolo; per salvarlo, aver anche oprato prodigi e permesso infra gli altri che animosamente gridassero le oche del Campidoglio. Piú lievi motivi di questi bastavano al Cardinal del Poggetto per condannare alcuno di eresia o anche di negromanzia: né solo ei dannò il libro, ma giá ordinava che le ossa dell’autore si ardessero e si sperdessero ai venti. Opportunamente il levarono da tal pensiero Pino della Tosa ed Ostasio II Polentano: al quale, quantunque si lordo del sangue dei suoi congiunti, vuol nondimeno aversi grata memoria per questo suo atto gentile. Uno dei frati predicatori di Rimini, chiamato Guidone Vernano, scrisse nello stesso anno 1327 un libro contro la Monarchia, e il drizzò a Graziolo de Bambagiolis: il quale libro, poiché risponde a ciascuna delle proposizioni dell’Alighieri, giova non poco ad abbattere l’opinione di coloro che credono, altra essere la Monarchia scritta da esso, ed altra quella cui oggi si attribuisce il suo nome.