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ovvero ad ottimati. Se il vicino avea sembiante di guelfo, e l’altro facevasi ghibellino: i signori erano in guerra con le cittá, i cittadini fra loro. Allorché si pattuiva la pace, i signori davansi a quelle in accomandigia: ricominciata la guerra, si le famiglie di essi come gli abitanti delle cittá il piú sovente si partivano in due. La fazione oggi preponderante di un luogo ne andava in esilio dopo alcun tempo, e perdea le sostanze: vincitrice indi a poco bandiva gli emuli a vicenda, ed abbatteva le loro case. I podestá, nobili appo i guelfi, nobilissimi appo i ghibellini, ed eletti tra i forestieri aveano a breve tempo l’amministrazione suprema delle cittá non comprese nel reame di Ruggieri; talora in una sola furono due, il primo dei guelfi, l’altro dei ghibellini: per porre modo alla possanza dei podestá, erasi creato l’officio di capitano del popolo.

Innocenzo IV dei conti Fieschi di Genova sedea nel trono pontificale: uomo di vasti spiriti e di molte lettere. Mentre le dissensioni degli Orsini e dei Colonnesi laceravano Roma, ei governò con fermezza la Chiesa universale non che lo stato matildico della Campagna romana, del patrimonio di san Pietro, e del ducato di Spoleti. Dei molti figli che sopravissero a Federigo II, Corrado fu re dei romani e Manfredi principe di Taranto; i bolognesi ne avevano fatto prigioniero un altro, Enzo re di Sardegna. Manfredi tenne in prima il regno di Puglia e la Sicilia nel nome di Corrado; poscia nel suo, allorché questi mancò: ed escluse dalla normanna successione Corradino di Svevia, figliuol di Corrado. Il valore dei cavalieri, l’ingegno dei poeti e dei piú antichi scrittori della favella italiana ornarono la corte di Manfredi: risplendé questa di propria e fausta luce in Europa: ma non meno che il padre sembrò Manfredi pericoloso e grave ai pontefici. Le belle regioni della Marca di Ancona e della Romagna, contenute giá nelle due Pentapoli e nell’Emilia, vicino a cessare l’imperatore, cessarono dallo zelo che avevale animate per la sua causa. Fano, la Cattolica e Pesaro vennero ai guelfi, non altrimenti che Rimini: questa dal circostante castello di Verrucchio tolse per suo podestá Malatesta capo di essi, e figlio di Malatesta dei