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Dante Alighieri e non pochi degli esuli fiorentini. E quivi Dante trapassò l’anno 1319 in balia dei suoi studi diletti, ed inteso a comporre alcuno degli ultimi canti del Paradiso, ma principalmente le altre sue opere in prosa, delle quali gran parte ha distrutto il tempo invidioso. Egli è ben da rimpiangersi la storia che scrisse Dante in volgare dei guelfi e dei ghibellini, della quale non si hanno piú se non le prime parole. Io credo che Dante avesse nel Friuli composto la sua istoria presso l’illustre prelato, ch’era così vago di siffatti lavori ed egregio confortatore. Però bene a ragione gli abitanti del castello di Tolmino si gloriano, che in quello sovente da Udine si recò e che fra le loro Alpi solinghe meditò e scrisse Dante Alighieri. E con tenera cura si accenna la grotta di Tolmino, e il sasso in cui non di rado 1 * infelice posò. Di che, oltre le testimonianze degli annali del Friuli e delle popolari tradizioni, mi sembra di scorgere novella prova in alcuni versi latini di Giovanni Boccaccio, nei quali asserisce che Dante aggirossi fra gli antri Giuli. Né io tacerò del castello di Duino, che alquanto di lá dall’Isonzo torreggia sopra una rupe; in quel castello, si dice, andò a diporto alcuna volta il poeta, e gli fece onori Ugone conte di Duino, e dei paesi ove minaccioso il breve Tintavo per nove bocche mette nell’Adriatico.

LV. Uguccione della Faggiola intanto e Can della Scala cingevano si fattamente Trevigi e la condussero a tali termini, che quel popolo si diè a Federigo d’Austria; quello dei due imperatori eletti cui lo Scaligero favoreggiava. Il qual Federigo, per mezzo di Arrigo conte di Gorizia, prese possesso della cittá, speditovi ancora Ugone di Duino (giugno): per questa venuta, Can Grande intermise l’opera di Trevigi. E tosto cominciò a veder modo di rompere i recenti patti con Padova, chiedendo insolite cose: per le quali di nuovo egli ed Uguccione della Faggiola strinsero di assedio quella cittá (agosto 5). Ma sotto le mura di lei, soprappreso dall’infermo aere delle paludi della Brenta, Uguccione mori (novembre 1); ed a Castruccio Castracani, cui aveva giá dischiuso le porte di