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tentato di sorprender Vicenza, e dei quali con ampia strage fu punita l’audacia (maggio 22). Cane Grande non credè poter meglio difendere Vicenza, che col concederne ad Uguccione l’arbitrio supremo: il Faggiolano vi ebbe titolo di podestá, e fece austera vendetta degli abitanti che aveano favoreggiato gli assalitori. Poscia (agosto), cogli aiuti di Cane Grande s’incamminò il Faggiolano alla volta di Lunigiana, ove Spinetta Malaspina gli diè ricetto, confidatosi di riporlo in Pisa col favor dei Lanfranchi e di altri principalissimi ghibellini. Ma venne a niente l’impresa; Coscetto del Colle uccise quattro dei Lanfranchi, e il Faggiolano tornò a Vicenza. Quivi egli ascoltò il caso di un suo figlio, forse Ranieri II, al quale Aghinolfo conte di Romena e fratello di Alessandro conduceva lietamente in moglie una figlia: ma i bolognesi, contrastato il passo alla sposereccia brigata, ritennero prigionieri così la donna che il genitore. Né guari andò che Ranieri stesso fu discacciato da Borgo San Sepolcro, per opera di Carlo Graziani, cui l’indole guelfa e i favori della corte di Napoli aveano reso fieramente avverso a quei della Faggiola. Da Carlo provenne Antonio Graziani elegantissimo dicitore, che dettò latinamente la storia della sua cittá e dei suoi maggiori; ma nel quale si può in veritá desiderare, allorquando scrive di Uguccione, animo piú riposato e libero dagli antichi sdegni delle loro famiglie. Alla stessa inclemenza della fortuna soggiacquero in fine del medesimo anno gli amici del Faggiolano, essendosi Castruccio Castracani (signor di Lucca) unito in alleanza col conte Gaddo della Gherardesca, ed avendo ferocemente assalito Spinetta Malaspina; il quale, cedendo all’avversitá, riparò presso Cane del pari.

Allora la corte veronese, nobilitata da si illustri sventurati, vinse ogni altra d’Italia. Guido di Castello che fu ospite in Reggio deH’Alighieri, e Sagacio Gazzata concittadino di Guido e scrittor delle croniche attestatrici della magnificenza dello Scaligero, agitati dai moti della loro patria vi rifuggirono anch’essi. Racconta Sagacio, scrivendo appunto dell’anno 1318, che piú volte con Cane Grande sederono a mensa egli, e