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del veltro allegorico di dante 97


che riconobbe solennemente per imperatore Federigo di Austria, tolto da esso il titolo di vicario imperiale in Verona ed in Vicenza. Non così fecero Uguccione che da Ludovico il bavaro aveva ottenuto l’investitura dello stato faggiolano, e Dante che il libro della Monarchia, destinato ad Arrigo VII, dedicò poi non si sa in quale anno allo stesso bavaro.

LI. Si avvicinava intanto in Firenze la festa di san Giovanni Batista, ed era solenne in quel giorno di liberare i prigioni, massime gli esuli richiamati: venivano essi a gran pompa dietro il carro della zecca detto di san Giovanni con mitère in capo e con ceri nelle mani: offerti al santo e multati di alcuna somma ne andavano liberi affatto, cessate le loro condannagioni. Quei della Tosa, i Rinucci, e i Mannelli non isdegnarono di essere gli offerti dell’anno 1317 nel quale si compiva il terzo lustro dell’esilio di essi e di Dante Alighieri, compresi tutti nelle eccezioni inamabili di Baldo di Aguglione. L’ultima pace dei toscani col re Roberto allargò tali ordinamenti: e si vinse in Firenze di ammettere in qualunque tempo gli sbandeggiati, purché soggetti a pagare alquanto denaro ed offerti al santo giusta il costume dei maggiori. Avrebbe potuto il poeta essere di tal numero: e bene di ciò per lettere i suoi amici pregavanlo, fra i quali un religioso di lui congiunto, ed un comune loro nipote: soffrisse Dante l’ignominia, dicevano; ma cogli altri ritornasse a casa una volta. — Io soffrir l’ignominia?— rispose. — Cosi dunque dee terminar l’esilio trilustre di Dante Alighieri? Cessi Dio che un amatore della sapienza seguisse il codardo consiglio dei saccenti e degli infami. — Ecco in qual guisa l’Alighieri al religioso esponeva gli arditissimi pensamenti dell’indomabile ingegno, e come sapea rispondere alla vigliacca sentenza, con cui Carne Gabrielli dichiaravalo barattiere.

LII. Uguccione intanto, cui l’etá non avea scemato le forze guerreggiava con lo Scaligero a danno di Brescia. Si rivolsero indi contro i padovani, che in dispregio della pace aveano