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del veltro allegorico di dante 95


fetta cosa è il mio Paradiso. Egli fu mai sempre mio costume di riguardar molto in essi, e di fare sottile inchiesta di coloro ai quali potessi degnamente dedicarli. Adunque voglio che tu accettassi di buono animo il mio Paradiso, e che a te fosse questo intitolato. Altre opere io volgo in mente utili all’universale, che pur si vorrebbero dare alla luce: ma le angustie della mia povertá mi vietano di proseguire l’incominciato cammino. — Il rimanente della lettera non conteneva che alcune dichiarazioni o intorno al poema in generale o al primo canto del Paradiso, non che i precetti sulle allegorie polisense. Come la lettera di frate Ilario, e questa dell’Alighieri ancor manca di data: ma conoscesi agevolmente che, giá divulgata la rinomanza dalla corte veronese, doveva essere trascorso alcun anno dopo la vittoria sui padovani e la pace seguitane, anzi che Dante avesse potuto vedere la magnificenza di Cane Scaligero. Le quali cose ripongono la lettera nella fine del 1316, o nei cominciamenti del 1317, dopo la gita in Verona del Faggiolano.

Così scrivea Dante Alighieri: cosi, nobilmente mostrando allo Scaligero il fianco piagato dalla fortuna, gli chiedea mercé senza viltá. Né di lui asseriva enormi cose, contento di encomiare la liberalitá di lui: siffatto encomio dei principi di molto larga e generosa natura ritorna tanto spesso nella Divina Commedia quanto il motteggiar contro l’avarizia e gli avari. Nella stessa guisa che parlò di Cane Scaligero avea parlato dapprima E Alighieri del Faggiolano, dei Malaspina, e insieme del gran lombardo: ma non dicea nella lettera che in Cane Grande si riposasse la speranza dei ghibellini, o ch’ei dovesse illustrarsi con alcuna delle opere attribuite al veltro nell’Inferno, e nel Purgatorio al capitano. E noi dicea Dante coi versi; e simili sensi a quei della lettera esprimeva nei tre canti, ove in brevi parole recò la storia della sua vita, facendo che il suo trisavolo Cacciaguida, primo di quanti spiriti gli apparvero nel viaggio misterioso, gli svelasse pianamente il futuro. Chi può ignorare quei canti? Chi avere dimenticato le descrizioni dei costumi antichi e delle famiglie illustri, e delle prime discordie