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dell’architetto maestro Adamo di Arogno, fin qui dimenticato nell’istoria delle arti, non sia men degno di bella fama che quello di coloro che operarono in Pisa. Nella costruttura di maestro Adamo si presenta una eleganza di forme, di cui indarno si cercherebbero esempj nelle opere della decadenza che precedettero il mille. Quella loggietta che ricorre per l’edifizio (eccettuata una parte del lato meridionale che fu costrutto cento anni dopo per munificenza di Guglielmo da Castelbarco), composta con archi a semicerchio sorretti da colonnette binate, serve opportunamente di fregio alla sommità delle pareti del tempio, v’induce leggerezza, e si accorda cogli ornamenti delle sottoposte finestre, le quali veggonsi qui non a guisa di feritoje, come ne’ secoli precedenti, ma di svelta forma e di ragionevole grandezza. Consonante alle predette opere sorge il portico, che serve di vestibolo a quell’ingresso ch’è volto ad oriente, e in esso, come nelle finestre del coro, apparisce quell’aggruppamento di quattro colonnette formanti un solo sostegno, i cui fusti si annodano con bizzarro intreccio nel loro mezzo; la quale pratica non considereremo con severità di giudizio, ma come lavoro di