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Alzando gli occhi a sinistra, vide l’Ospizio de’ Vecchi Impotenti: ce n’era uno vestito di nero, con una suora ritta accanto; e stava seduto sul muraglione alto, con il dorso verso la strada. Allora pensò che anch’egli, con la raccomandazione di qualche signore, avrebbe potuto farsi prendere con gli altri lì dentro.

Strascicava una gamba; e; per quel giorno, non aveva trovato ancora nè meno da spilluzzicare. Il vecchio stava lassù, tranquillo sotto una pergola; riparato dal vento e dall’acqua. Egli, invece, si sentiva male e non ne poteva più.

Ma a Modesta, che ora campicchiava con le trine e i ricami, pareva di far male a lasciarlo finire in quel modo; senza mai dirgli almeno una parola. Perciò andava quasi ad appostarlo dove indovinava ch’egli potesse passare. E siccome egli tirava di lungo, facendo finta di non averla guardata, ella aspettava un poco, tutta dritta; poi lo raggiungeva. Gli metteva

TOZZI. Tre croci. 13