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Maddalena. Queste paroline m’hanno tutto rintenerito il cuore.

Coppina. Altro diresti, se tu vedessi in quante carte egli ha ritratto il mio nome, da non morire giamai!

Maddalena. Voglia Dio che Fortunio sappia comporre !

Coppina. È quasi impossibile altramente, ch’io l’ho veduto piú volte in compagnia di messer Lodovico Domenichi, il quale hai tante volte udito lodar dal signore per cosí buono compositore; e sai ch’ogni simile si ripara col suo simile.

Maddalena. Voglialo Iddio!

Coppina. O Maddalena, piaccia a Dio! Io non so giá che piú oltre abbia da desiderare una gentil donna, avendo un innamorato, il quale con la eternitade de’suoi scritti il suo nome renda immortale. Questo si che è un amore pieno di incomparabile dolcezza, di diletto pur troppo grande, e puossi ragionevolmente domandare felice quella donna che da un tale è amata e celebrata.

Maddalena. Dunque felice voi!

Coppina. Oimè, io non me ne ricordo mai, che io non giubili e non mi si muova tutto il sangue, conoscendo quanto io sia differente dalla turba volgare dell’altre femine, bontá dei versi del mio gentile amante; e, s’io potessi fare del passato presente, per un piacer ch’io gli facea, mille ora ne gli farei. Tu truovi ancora pochi di questi tali che non sappiano vie meglio degli altri governare un amore, come quelli che, tutto ’l di di diversi libri leggendo e studiando pieni di istorie amorose e d’altri casi, varie cose apprendono, che chi non legge non le può sapere. Essi somigliantemente hanno di molti segreti e sanno molte cose fare, che tutte a una giovane innamorata deono essere carissime: come fare acque, stuffe, bagni o siroppi per non lasciare ingravidare, o, quando gravida si fosse, fare sconciare (e questo mi mostrò a fare il mio) e piú altre cose, che, occorrendo il bisogno, te ne farò vedere la isperienza.

Maddalena. Coppina mia, quanto mi séte piú cara che prima non eravate ! Seguite il parlar vostro.

Coppina. Non so s’io mi saprò piú tornare dove io lasciai.

Trattati d’Amore del Cinquecento. 18