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ed i tali, essendo innamorati, cessarono lo amore e si disinamorarono, per dir cosí ; — avete a rispondere: — I tali ed i tali erano vivi e mangiavano, ora sono morti e non mangiano piú. —

Tullia. Vi ho inteso. Volete dir che, mentre si ama, non si ama con termine; e che, quando poi non si ama piú, non fa a proposito la quistione. Infino questa loica è la mano di Dio. Ma ditemi: non credete voi che ci siano di quelli che amino per venire ad uno intento loro e, cavatasi quella voglia, non amar piú?

Varchi. Signora no.

Tullia. Voi mostrate di esser poco prattico ne’ casi d’amore, perdonatemi ; ché io ne ho conosciuti assai e ne conosco.

Varchi. Ne conosco e ne ho conosciuti aneli’io assai.

Tullia. Adunque che dite?

Varchi. Dico che non amano e che non sono innamorati.

Tullia. Dicon pur di si.

Varchi. Fanno un gran male e meritano un grandissimo castigo.

Tullia. Si veramente, percioché ingannano le povere donne semplicemente.

Varchi. lo non dico tanto per cotesto, ché anche delle donne fanno il medesimo agli uomini, quanto percioché ad uno atto cosí vile e cosí sozzo pongono il piú bel nome e il piú pregiato che si possa trovare.

Tullia. Voi non volete lasciarmene passare una, ma io ve ne pagherò. Tornate pur a mostrarmi che Amore non abbia fine, e conseguentemente termine, in quel modo che intendiamo «fine» in questa disputa; ché, se fate questo, vi terrò per gran valentuomo.

Varchi. lo non voglio rispondervi, ché vi vendichereste pur troppo: tale vi conosco.

Tullia. Si, si, gran mercé che non dovete aver che dire; e, se avete, dite pure.

Varchi. Ed anche per questo non dirò.

Tullia. Eh, dite, ché, come vi ho detto, sarete valentuomo se mi proverete che Amore non abbia fine !