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Varchi. La voglia che ho di udir favellare alcuno altro di questi, ed il parermi agevolissimo quello che a voi, perché forse vorreste, pare oscuro ed impossibile, mi fecero dir cosí. Ma quali ragioni allegate voi che provino che Amore abbia fine?

Tullia. Niuna, ma è come vi dico.

Varchi. Dunque volete ch’io creda alla auttoritá.

Tullia. Messer no, ma alla sperienza, alla quale sola credo molto piú che a tutte le ragioni di tutti i filosofi.

Varchi. Ed anche io. Ma che sperienza è questa?

Tullia. Non sapete voi meglio di me che infiniti uomini, ed antichi e moderni, sono stati innamorati; e poi per isdegno, o altro che se ne sia stata la cagione, hanno lasciato lo amore e abbandonato le amate?

Varchi. Non dico meglio di voi; ma si che infiniti uomini ed infinite donne, e negli antichi tempi e nei moderni, furono innamorate; e poi, cheché se ne fosse la cagione, lasciarono lo amore, e molte volte, il che è tanto maggior cosa quanto peggiore, lo rivolsero in odio. Ma che volete inferir per questo? Che amore ha fine e che si può amar con termino? lo pensarei che voi ingannaste voi medesima; ma, conoscendo lo ingegno vostro e vedendovi sogghignare, sono certo che volete tentar di ingannar me. Ma mi basta che conosciate che io non aveva tutti i torti del mondo e non burlava, quando dissi nel principio che io non intendeva i termini della quistione, perché io non ho mai inteso di tal fine, né credo che voi intendeste di tal termine, quando mi proponeste il quesito.

Tullia, lo vel confesso; ché non sarebbe stato dubbio il mio, ma sciocchezza, sappiendo che molti amano e disamano a lor posta.

Varchi. Non vorrei vi faceste cosí sciocca, essendo tanto saputa, se giá non tentate di ingannarmi anche in questo, perché non è cosí certo come pare che voi presupponghiate.

Tullia. Domin fallo, che anche di questo vogliate disputare! Io direi bene...

Varchi. E che direste?