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II - RAGIONAMENTO D’AMORE iSl

di dopo, venuta nel medesimo luogo per sue bisogne, li rese la lettera per mezzo d’una sua fante; ma, non potendo comportar per lo sdegno che la fante finisse di favellare, ella, fattasi innanzi, gli disse le piú acerbe, le piú aspre, le piú vituperose parole che mai a reo uomo si dicessero, minacciando di farlo capitar male. E. da sé cacciatolo, tutta accesa per collera, lo lasciò quasi mezzo morto, non avendo egli saputo che dire, anzi fu vicino a cader tramortito. Parvi egli però che questi siano atti per i quali il misero possa sperar d’esser da lei riconosciuto per suo affezzionato? Sentite quest’altra. Egli, che mai non le ha potuto favellare in tanti anni, scrive un libro, nel quale racconta ampiamente le lodi di questa crudele, e, fattolo superbamente vestire con quelle solennitá che maggior si possano, le lo manda. Ella, accettatolo, taglia tutte le carte e le ritiene, rimandandoli solamente le coperte. Crede ora l’infelice che ella abbia e legga quelle carte: io, per me, credo che ella ne abbia fatto cenere.

Panfilo. Silio, queste son cose tutte da considerare; e non può esser che questa tale sia donna, si come suol avenire, inimica di cosí fatte cose e fredda per natura. Nondimeno a me pare che ella sia priva di umanitá; perché, se ella non vuol compiacerli, almeno con modo onesto cerchi di temperar tanto suo affanno o di mandarlo in lontane parti, conoscendolo obediente a’ suoi voleri. Ma, quando io considero poi l’effetto di quelle carte, sto sospeso, e credo che ella non le abbia abbruciate, come tu di’, ma, vaga di legger le sue lodi, le serbi. Ed egli non è in tutto privo di speranza, riguardando all’animo che intorno a questo accidente s’aggira.

Sino. Che si fará adunque in un caso come è questo?

Panfilo. Io, per me, direi che egli sofferisse ogni suo sdegno, ogni sua crudeltá altrettanti anni; perché potrá avenire che, vedendo ella la sua fermezza, nascerá cosa per la quale, mutandosi di fantasia, li compiacerá a luogo e a tempo che egli medesimo non spererá. Avenne questo medesimo, non è molto, a un mio amico. Aveva costui amato lungamente una di cosí fatta natura, come quella è di che tu mi ragioni, e finalmente,