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entrato nelle lodi della sua amata. Mai non si disse si poco, che quei che ascoltano non comprendesser di piú, per le traboccanti parole, della amante, non considerate, ma dette. All’incontro, sentendo lodarla, affrena il desio, non risponder subito, fa’ sembiante di non la conoscere, avendo sempre riguardo al suo onore e alla astuzia di color che ti favellano. Tebaldo diceva, in forma di peregrino, alla sua donna: — Niuna cosa fu mai tanto onorata, tanto essaltata, tanto magnificata quanto eravate voi, sopra ogni altra donna, da lui, se in parte si trovava dove onestamente e sanza generare sospetto di voi poteva favellare. — Non vedi tu che la donna di frate Alberto, per aver raccontato i suoi amori alla comare, ne ebbe vergogna e romore, e l’amante miseria e finalmente la morte?

Silio. Il tacer non fu mai né pericoloso né biasimato.

Panfilo. Resta a dire che nelle tue faccende osservi cosí fatto modo, che elle non ti impedischino le tue commoditá de’ ragionamenti, e che i ragionamenti non disturbino le faccende. Però, amando, constituisci quel tempo, che a te par che sia convenevole, e continuamente osservalo, perché, mancando, dá segno che in te manchi l’affezzione e l’ardore...

Silio. Che vuol dir che voi tacete?

Panfilo. Pensava che la ora è tarda: però sará buono di finir i nostri ragionamenti e ridursi all’albergo.

Silio. A punto che io desiderava che voi ragionaste piú a lungo in cosí fatte particolaritá, sul piú bello volete mancare!

Panfilo. Un’altra volta poi, con piú tempo e con piú commodo, satisfarò al tuo desidèro, benché io potrei tutto quel che è detto e che si potrebbe dire stringere in due parole, le quali osservando, saresti compiuto e perfetto amante.

Silio. Deh, per grazia, ditelomi!

Panfilo. Ama e sarai amato.

Silio. Oh, pur fusse il vero, perché molti infelici che amano sarebbero amati !

Panfilo. Ama e sarai amato.

Silio. Amano e amo, ma la crudeltá della donna amata s’oppone alla pietá e la fa superba e inesorabile.