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Panfilo. Amando altri, può anco, usando teco cortesia, persuaderti a rivolgerti altrove e, se fusse impossibile, sa con parole, con gli atti e coi mezzi tenerti acceso e contento. Ma, s’ella è sciolta e per te presa, eccola sollecita con onestá e accesa con prudenza.

Silio. E se pur ella fosse ostinata?

Panfilo. Sta’ saldo nel tuo fermo proposito, perché, amando, pregando, essendo continuo, non è che col tempo non si penetri nei petti di ghiaccio: la servitú finalmente è qualche volta conosciuta. Ma, perché tu non abbia a ridurti a cosí fatto partito, eccoti un segreto.

Silio. Dite.

Panfilo. Sempre ne’ ragionamenti assicura la donna della onestá tua.

Silio. In che modo?

Panfilo. Mostrale d’esser onesto, mostrale d’amar con animo casto e desideroso dello onor suo, procura con tutti i mezzi possibili la salvezza della sua fama, non esser ardito e presuntuoso a toccarla; perché ella, tale vedendoti, fatta piú sicura, s’allarga e con le parole e con l’operazioni: laonde, venendo poi il tempo, che in cosí fatte cose conduce seco le commoditá, opera quello che è conveniente all’amante, se l’amata ti ama con ardenza.

Silio. E s’ella non mi amasse tanto?

Panfilo. Non esser ardito, perché egli aviene che le piú volte ne nasce odio e inimicizia e sazietá.

Silio. Ditemi s’io posso arder per due.

Panfilo. No, con tutta la forza dell’ardore, perché diviso non opera né in questa né in quella; anzi tosto si spegne. E cosí fatto era quello d’Ovidio, scrivendo a Grecino delle due donne, essendo l’uno e l’altro di poco valore.

Silio. Che parole debbano esser le mie?

Panfilo. Tale che la materia richiede e che l’occasioni e le necessitá vogliano, e secondo che il tuo giudicio comprende esser ben fatto, perché di queste non se ne può dar regola particolare.