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introdur cosa che piacevole e amorosa sia, in quella dimorando con lunghi giri di parole. Talvolta raccontando cose avenute di felicitá, talvolta dolendoti che la fortuna non ti abbia concesso d’esser un di quei tali da te ricordati. Appresso non è mal fatto mostrarti desideroso di servir donna che ne sia degna, te medesimo e la tua natura dipignendo. Intanto affisa lascivamente il guardo negli occhi di lei, perché quel tuo pensiero, insieme abbracciato col raggio dell’occhio, discende al cuor della donna, penetrando per entro gli occhi suoi, e, dentro appigliandosi, si rivolge nelle piú secrete parti, corrompendo il sangue, quasi che veleno fusse, il tuo nome e il tuo desiderio saldamente imprimendo nel core. Ma, s’ella alle tue parole si muove, s’ella con la luciditá del guardo acconsente al tuo volere, tu con le tue parole accompagna il tuo desiderio, quelle tutte indirizzando al segno da te prefisso con la considerazione. Tuttavia con non inteso artificio discendi a lodar quella parte della quale tu conosci lei dilettarsi, ma con quella debita modestia che si conviene a persona di qualche conoscimento; conciosiaché la troppo estrema lode dá altrui saggio d’adulatore, oltra che colui che loda dimostra il lodato di poco intendimento, conciosiaché egli lo voglia persuadere a credere quello che egli, meglio che ogni altra persona, conosce in se medesimo. Loda adunque modestamente quella parte che è in lei piú lodevole. E, in veritá, che altro mezzo si può trovare, che piú vivace e piú possente sia, che la lode? E specialmente in oggetto che ha ogni operazione rivolto a fine di esser lodato? Ma, piú oltre passando, ti avertisco d’una altra cosa di non minor importanza.

Sllio. Di che?

Panfilo. Di levarle tutti quei mezzi dal pensiero, che la potessero condurre ad aver sospetto che il tuo amor sia finto. Né altro è piú impresso nella loro idea, né d’altro ci biasimano, che del fingere; perché, non fingendo (dican elle), d’una sola e non di tante ci contentaremo. Ma il rimedio sará: ogni volta che tu medesimo, ragionando, altra non lodi che lei, d’altra non faccia stima, altra non le nomini innanzi, offerendole sempre