Pagina:Tragedie di Sofocle (Romagnoli) III.djvu/185

182 SOFOCLE 1231-1251


ERCOLE
Qual dei Trachini oprò tale malìa?
ILLO
Nesso Centauro la convinse un giorno
che in te quel filtro avrebbe accesa brama.
ERCOLE
Ahimè, misero me, perduto io sono!
Morto, infelice, morto io son: la luce
più non brilla per me. Comprendo, ahimè,
in che sciagura son piombato. Va’,
figlio, ché padre più non hai. La stirpe
dei tuoi fratelli chiama tutta: Alcmena
la sventurata, invan sposa di Giove
chiama: udite da me, l’ultima volta,
quale io la so, la voce degli oracoli.
ILLO
Tua madre non è qui: vive in Tirinto3,
vicino al mar, come la sorte volle.
E dei tuoi figli, ne raccolse alcuni
e li nutrisce, ed altri, ne la rocca
vivon di Tebe, lo saprai. Ma quanti
siam qui, se, padre, opera c’è che compiere
vaglia, a udirti, a servirti, ecco, siam qui.
ERCOLE
L’opera è tale: ascolta: ivi sei giunto
ove parrà qual uomo sei: se degno