Pagina:Tragedie di Euripide (Romagnoli) V.djvu/6



Alla fine di questo dramma, i Dioscuri, congedandosi, dicono:

Sopra il mar di Sicilia, in gran fretta
noi moviamo, a salvare le prore
ch’ivi inoltrano.

I critici osservano giustamente che questi vascelli da tutelare non possono essere se non quelli d’Atene. Ma non già la flotta del 415, che salpò da Atene il mese di Giugno, quando le Grandi Dionisie erano state già celebrate da un pezzo; bensí quella spedita in soccorso di Nicia il 413, al principio della Primavera, e, dunque, in coincidenza con le rappresentazioni tragiche. La comandava il generale Demostene, pel quale sembra che Euripide nutrisse una stima particolare.

D’altra parte, gli stessi Dioscuri narrano il ratto d’Elena secondo la versione stesicorea, che Euripide svolge nella sua Elena, rappresentata, qui abbiamo la data sicura, il 412. Sicché, questa narrazione de l’Elettra sarebbe uno di quei preannunci, frequenti nei poeti tragici come nei comici, di lavori già vagheggiati. E non sogliono precedere di molto le relative realizzazioni.