coro
Strofe II
Ahimè, ahi, con che gemiti
l’estremo danno tuo tu piangi! lo, misera,
piú non farò sopra l’Idèo telaio
ire e redire i pettini.
Dei padri miei la casa or miro l’ultima,
l’ultima volta; e patirò durissime
pene; o sospinta d’un Acheo nel talamo
— oh, maledetta tal notte e tal Dèmone! —
o di Pirène attingere
dovrò la sacra linfa, ancella sordida.
Alla beata celebre
potessi pervenir terra di Tèseo!
Ma dell’Eurota ai vortici,
d’Elena alla dimora odiosissima,
mai, deh, non giunga, agli ordini
di Menelao, saccheggiator di Troia!
Antistrofe II
La terra venerabile
del Penèo, che all’Olimpo è base fulgida,
è d’ogni ben, narra la fama, prospera,
tutta è di pomi florida.
A questo suolo, dopo la santissima
di Tesèo sacra terra, io vorrei giungere,
o d’Efesto all’etnèa terra, che levasi
sul mar, di fronte alla città fenicia,
ed è madre dei siculi
monti, e ghirlande il valor suo proclamano.
Quindi la terra approssima,
pel navicchier che solca il flutto Ionio,