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ELETTRA 9

zione, il nostro interesse. Questa è la ragione per cui gli antichi poterono preferir Menandro ad Aristofane, e, anche ai nostri giorni intollerantissimi, Goldoni si regge cosí mirabilmente sulle scene. Certo le fiere invettive che nel dramma di Sofocle Elettra scaglia contro la madre, ci fanno inorridire, e toccano assai profondamente la nostra sensibilità; e quando, invece, in Euripide, sentiamo Elettra ricordare a Clitemnestra che, appena partito lo sposo, ella correva ad agghindarsi e a vagheggiarsi allo specchio, ci sentiamo un po’ urtati, perché la tragedia sembra inclinare, e fuori di tempo, verso la commedia. Eppure, mentre dopo un certo tempo le invettive della prima sfumano nel nostro ricordo, e vi rimangono con impronte languide e generiche, le immagini borghesi e quasi comiche evocate dalla seconda vi persistono indelebili, con ciascuno di quei futili particolari.

E lo stesso si può ripetere, su per giú, pel discorso di Elettra sul cadavere d’Egisto. Anche qui, al fatto eroico è applicata la morale borghese, implacabilmente. Tristo l'amante d’una moglie altrui, che poi è costretto a sposarla. Vergogna, quando in casa fa da padrona la donna e non l’uomo. Stolto chi sposa una donna piú celebre di lui, e diviene cosí il marito di sua moglie. — Tutte considerazioni terra terra, d’accordo, ripetute sino alla nausea da tutti i borghesucci d’Atene. Ma tant’è: c’interessa un mondo vedere che, applicate ai grandi, ai potenti, agli eroi della storia e del mito, non fanno una grinza, anzi spesso e volentieri servono a spiegare tante circostanze e tanti dubbî che altrimenti sembrano oscuri e inesplicabili.

E poi, come accade, il poeta esagera. Quando, nelle prime scene, Elettra, appena entrati Oreste e Pilade, comincia a pensare alla difficoltà di ospitarli, e rimprovera il marito di