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nascosti; ma per te, quando lo brami,
favellerò. Malata è questa terra,
dal dí che Laio figli procreò
contro il voler dei Numi, a luce diede
quei che fu sposo di sua madre, Edípo.
E fu degli occhi il sanguinoso strazio
voler dei Numi, e ammonimento all’Ellade.
E poi, col tempo, questi errori ascondere
voller d’Edípo i figli, e quasi al guardo
sfuggir dei Numi; e in grave errore incorsero:
ché non resero onore al padre loro,
e d’uscir gli contesero, e inasprirono
quell'infelice, che, malato, e privo
d’onore, contro lor scagliò terribili
imprecazioni. E allora io, che non dissi,
che non feci? E riscossi odio soltanto
dai figliuoli d’Edípo. Ora s’approssima
per reciproca mano a lor la morte.
E salme sovra salme al suol piombate
con gran mischio d’argive armi e cadmèe,
causa a Tebe saran d’amaro pianto.
Città misera, e tu sarai distrutta,
dove non sia chi quanto io dico adempia.
Ché questo il primo punto era: che niuno
dei figliuoli d’Edípo esser doveva
signor di Tebe o cittadino: ch’erano
invasati dal Dèmone, ed avrebbero
distrutta la città. Ma quando il male
sovra il ben prepoté, sola rimase
di salvezza una via; né dirla io posso
sicuramente; e a chi regge il potere,
sarebbe amaro procurare il farmaco
della salvezza a Tebe. E dunque, io parto.