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braccia, invocando il nome tuo, pensando
fra le braccia tener la mia diletta.
Gelida gioia, ahimè! Ma forse il peso
solleverà dell’anima. E nei sogni
m’apparirai, m’allieterai. Soave
è la notte vedere i nostri cari
quando che sia. Se le parole e il canto
possedessi d’Orfeo, sí che, molcendo
di Demètra la figlia e il suo signore,
te dall’Averno rïaddur potessi,
vi scenderei; né di Plutone il cane
mi tratterrebbe, né Caronte, d’anime
conduttor, pria che a luce io ti rendessi.
Ora attendimi là, quando io sia morto,
e prepara la casa ove dimora
avrai con me. Ché porre io mi farò
in questa istessa arca di cedro, il fianco
vicino al fianco tuo; né, morto, mai
sarò da te disgiunto, o sola fida!

primo corifeo

Il tuo duol per costei con te partecipo,
amico per l’amico; essa n’è degna.

alcesti

Figli, del padre le parole udiste:
non sposerà, che sia vostra nemica,
un’altra donna: a me non farà torto.

admeto

Lo affermo anche una volta; e manterrò.