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Abate. Io nulla.
Manfredo. Osserva, dico, e attentamente; — dimmi ora, che vedi tu?
Abate. Cosa che dovrebbe spaventarmi, — ma non temo. — Io vedo una fosca orribile figura che sorge come un nume infernale dalla terra: la sua faccia è ravvolta in un manto e la sua forma vestita d’irate nuvole; egli sta fra te e me; — no, non la temo.
Manfredo. Tu non ne hai donde: — costui non deve nuocere a te, — ma la sua vista potrebbe colpire di paralisia le tue vecchie membra. Te ne prego. — Ritirati.
Abate. Ed io ti replico — non mai — finché non ho vinta questa furia. — Che vuole qui?
Manfredo. Perchè? — eh? — che vuol qui? Non l’ho chiamata, — non invitata viene.
Abate. Ahi! perduto mortale! che fai tu con siffatti ospiti? Tremo per te. A che guarda ella sovra te e tu sovra lei? Ohimè! discopre il suo volto; sulla sua fronte sono impresse le cicatrici del fulmine; dal suo occhio splende l’immortalità dell’inferno. — Via di qua!
Manfredo. Parla, — qual è la tua missione?
Spirito. Vieni!
Abate. Chi sei tu, sconosciuto spirito? rispondi! parla!
Spirito. Il genio di questo mortale. — Vieni! è tempo.
Manfredo. Sono preparato a tutto, ma non riconosco il potere che mi chiama. Chi ti manda qua?
Spirito. Or or lo saprai. — Vieni! vieni!
Manfredo. Ho comandato a creature d’un’essenza più grande della tua, e conteso co’ tuoi padroni.— Parti!
Spirito. Mortale! la tua ora è venuta.— Via, ti dico!
Manfredo. Sapeva e so che la mia ora è venuta, ma non per dare l’anima mia a un essere tuo pari. Lasciami! voglio morire come son vissuto — solo!
Spirito. Dovrò dunque chiamare i miei fratelli. — Sorgete! (Altri Spiriti sorgono.)
Abate. Sparite, malvagi! Sparite, vi dico! — Voi non avete potere laddove può la religione, e v’intimo in nome....