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di non essere sempre accanto a loro. Talvolta, per la voglia di sorprenderli, diveniva smanioso e anche più violento.

Pensò di tornare a dietro per assicurarsi che nessuno era rimasto a perder tempo nel mezzo del piazzale, magari a parlare di lui. Guardò le nuvole, e gli venne voglia di frustarle, per rimandarle giù.

Intanto un sogno cupo aveva invaso Pietro: il cavallo era trascinato, all’inverso, con il calesse, dentro una spalancatura interminabile della sua anima.

Ad un tratto, con un moto improvviso e involontario, dopo aver sentito il sapore della propria bocca, sospirò; e mosse la testa innanzi, quasi fosse per cadere.

Domenico gridò: — Che hai?

Credette che avesse sonno e gli voleva dare un pugno.

I cipressi di Vico Alto tagliavano l’aria. La Porta Camollia era rossiccia e si vedeva di lontano il primo dei lampioni accesi dentro la città.

Gli alberi del viale, su la balza della ferrovia, si movevano silenziosamente con tutte le frondi dinanzi ai monti di un violetto limpidissimo: l’Osservanza era dolce.

Di là dai tetti della Via Camollia, la cima del Mangia era bianca, quasi splendente, su nel cielo; ma la sua campana, con l’armatura di ferro, più nera.