Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 144 — |
E tra tutti i rumori, verso il tramonto, flebili e lontani, gli veniva voglia di fuggire; come se l’aria ascoltasse; quell’aria trasparente, della quale aveva quasi timidezza e paura.
Quando andava a cenare, cominciava a farsi buio; e, sotto gli alberi della Piazza Beccaria, le baracche di un circo equestre abbagliavano con i loro lumi ad acetilene, mentre un carosello non smetteva più di girare con la musica del suo organo.
Egli vedeva la Via Ghibellina e la Via dell’Agnolo così strette che le loro case si chiudono insieme; mentre le altre, dalla parte della Barriera Aretina, terminano dritte dinanzi agli alberi e alla campagna.
Entrando in casa, trovava la padrona a cucire insieme con altre donne; alle quali non parlava mai.
Ma, intanto, cominciarono ad affittirsi i giorni, in cui sentiva stanchezza della scuola; una stanchezza che gli faceva lo stesso effetto di una colpa inspiegabile.
Pensava anche che non tutti avevano i mezzi per studiare!
Tra i compagni, si sentiva un giovine che aveva già troppo vissuto più di loro. Ecco perchè, con simpatia e volentieri, li chiamava ragazzi. Il loro modo di comportarsi verso gli insegnanti gli dava un senso di compatimento. Ma non riesciva a ridere di