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E tra tutti i rumori, verso il tramonto, flebili e lontani, gli veniva voglia di fuggire; come se l’aria ascoltasse; quell’aria trasparente, della quale aveva quasi timidezza e paura.

Quando andava a cenare, cominciava a farsi buio; e, sotto gli alberi della Piazza Beccaria, le baracche di un circo equestre abbagliavano con i loro lumi ad acetilene, mentre un carosello non smetteva più di girare con la musica del suo organo.

Egli vedeva la Via Ghibellina e la Via dell’Agnolo così strette che le loro case si chiudono insieme; mentre le altre, dalla parte della Barriera Aretina, terminano dritte dinanzi agli alberi e alla campagna.

Entrando in casa, trovava la padrona a cucire insieme con altre donne; alle quali non parlava mai.

Ma, intanto, cominciarono ad affittirsi i giorni, in cui sentiva stanchezza della scuola; una stanchezza che gli faceva lo stesso effetto di una colpa inspiegabile.

Pensava anche che non tutti avevano i mezzi per studiare!

Tra i compagni, si sentiva un giovine che aveva già troppo vissuto più di loro. Ecco perchè, con simpatia e volentieri, li chiamava ragazzi. Il loro modo di comportarsi verso gli insegnanti gli dava un senso di compatimento. Ma non riesciva a ridere di