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occhi vivacissimi sembrava potessero mordere.
— Prima aiuterete ad alzare anche questa paglia.
— Se ci dà bevere!
Disse, ridendo, Pipi; che, poi, sputò nel muro.
— Ho la gola piena di polvere!
Disse Nosse. E si alzò, appoggiandosi un’altra volta al muro.
Domenico sorrise, promettendo.
Passava già la cinquantina. Le mani gli erano doventate pallide: si vedevano le loro vene di un rosso violaceo; con le unghie lunghe e strette, accartocciate.
Si faceva ancora più di rado la barba, di un biondo quasi bianco. Gli occhi gli lustravano come i gusci delle ostriche; ma le estremità delle palpebre erano gonfie, con due fili purpurei. I capelli gli erano divenuti radi, per quanto se li bagnasse con un’acqua di sua invenzione, fatta con le coccole di ginepro; i baffi, attaccati alle guance, si arruffavano intorno alla bocca; che aveva un senso di bontà.
S’era fatto alquanto curvo, con le spalle ingrossate; ma se ne teneva d’esser forte come prima e di pesare più di un quintale. Gli pareva che i suoi polsi e il suo collo fosserò quasi indomabili; qualche cosa che
F. TOZZI. Con gli occhi chiusi. | 9 |