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Volle abbracciarlo, egli si schermì colla selvatichezza d’uno scolaro.
Allora presi a parlargli io; cercai di condurlo ad un altro ordine d’idee; di rammentargli le partite di campagna, i viaggi, i conoscenti comuni.
Mi rispose con un sorriso idiota che mi fece piangere.
Vittoria pensò di poterlo ridestare da quel torpore col mezzo dell’arte che aveva amata. Corse nello stabilimento, e tornò portando un bel quadro ad olio, rappresentante la Madonna dei dolori.
Ma prima che gli fosse vicina, Gustavo, alla vista del quadro, si diede a fuggire urlando e facendo salti spaventosi.
Fu arrestato a fatica e gli si dovette mettere la camicia di forza. Voleva frantumare il quadro e chi lo portava; tornava alla storia della sua vita, trascorsa tutta in una cornice; voleva essere libero, e ricominciare un’esistenza fuori dai quadri.
Forse aveva creduto di vedere il dipinto di Clelia colle teste alate. Tutte le volte che vedeva un quadro dava in quelle smanie; diceva che le teste che hanno ali fanno morire i cuori, e strappava i capelli agli infermieri ed a se stesso, credendo di strappare le ali.
Partimmo di là colla morte nell’anima, senza