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solo alla sponda del lago, mi sentii triste, e mi parve d’averlo perduto.

Tutto il giorno, finchè giunsero battelli, stetti al porto guardando ansiosamente tra i viaggiatori che sbarcavano, per rivedere Gustavo e leggergli in volto com’era andata la sua visita. Si leggeva tutto su quel volto là. Ma l’ultimo battello passò, e Gustavo non venne.

— Va bene, pensai. È perdonato e felice. Lo rivedrò domani.

E rientrai in casa e mi coricai. Ma il mio cuore era agitato. Mi addormentai con difficoltà e sognai tristi sogni.

Tuttavia mi risvegliai che il mattino era già inoltrato. Dovevano essere passati due battelli; Gustavo era dunque tornato. Come mai non era venuto subito da me? Mi vestii in fretta e corsi a casa sua. No; non era giunto ancora.

— Via, è una pace completa, dissi. Rimane a colazione con lei.

E cercai di figurarmi la sua felicità. Ma invece mi pareva di vederlo triste, piangente. Finalmente nel pomeriggio non seppi resistere più. Presi il primo vapore che passò; andai ad Arona, e corsi difilato dalla signora Vittoria.

— C’è la signora? domandai alla cameriera che venne ad aprirmi.