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berretta di lana. Ma per sentire il beneficio della lana sul cranio calvo, egli si metteva la berretta di sotto, giù giù fin sulla fronte, sulla nuca, sugli orecchi; poi la parrucca inalberata sopra, come Dio vuole, con un largo orlo di berretta che sporgeva tutto in giro.
— Babbo, un fenomeno! diceva mio fratello. Una capigliatura bionda cresciuta sopra una berretta.
Potrei continuare per un volume a narrare così i piccoli svaghi delle nostre sere; miseri svaghi, che si rassomigliavano tutti, e passavano presto.
Ora ripenso a quelle sere coll’animo commosso; ne risento soltanto l’atmosfera tepida della famiglia, la pace, l’intimità. L’immensa lontananza a cui le ha respinte il tempo, non permette più di vederne le ombre.
Dio, com’erano noiose quelle sere d’inverno! Sempre i due vecchi accanto al fuoco; sempre lo stesso tavolino un po’ più indietro, colla stessa lampada, e le stesse zie cogli stessi lavori. Sempre mio fratello, imbronciato di non poter uscire a fare il giovinotto, che tirava certi sbadigli da destare un morto. Ed io e mia sorella, sempre occupate a ricamare fiori improbabili ed animali mostruosi, con tutta la precisione possibile, su qualche inezia elegante.