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Allora il primogenito si metteva in grande apprensione. Si alzava tutto ingranchito dal sonno, coi calzoni raggrinzati sulle ginocchia pel lungo star seduto, passeggiava barcollando fin in fondo alla stanza, e sospirava:

— Ma! Cosa sarà accaduto a quel ragazzo? Per lui il suo secondogenito era sempre un ragazzo.

E noi, coll’insolenza della gioventù, facevamo a gara a suggerirgli una serie di disgrazie infantili e burlesche:

— Sarà rimasto sotto una carrozza.

— L’avrà portato via lo spazzacamino nel sacco come i bimbi cattivi.

— Avrà fatto i capricci, e la mamma l’avrà mandato a dormire senza cena.

Ridevamo un momento, poi ricadevamo nella solita monotonia, finchè non accadeva un altro di quegli episodi profondamente insignificanti, che la nostra allegria giovanile, priva di sfogo, afferrava al volo per farsene argomento di spasso.

La massima parte ce li forniva l’eccentricità bonaria del nostro vecchio capo di casa.

Era un uomo estremamente alto e dritto, forte, magro, col volto color del legno di noce, e talmente rugoso che sembrava una collaretta arroccettata. Portava una folta parrucca bionda, sebbene nessuno si ricordasse d’averlo mai visto bion-