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Quando aveva fatta l’una o l’altra di queste osservazioni, tanto per provarci che non dormiva, s’addormentava daccapo per un altro quarto d’ora.
La zia Rosa non amava conversare; parlava soltanto quando poteva imprendere una narrazione tutta finezze, e particolari, e dissertazioni, e commenti, che le permettesse di tener la parola per una mezz’ora o più, senza interruzione. Ma la sera non era più in lena, e preferiva star zitta.
La zia Caterina parlava sempre per proverbi. Ne aveva una raccolta immensa, colle rime che non tornavano, mezzi in lingua mezzi in dialetto, e ad ogni discorso ne trovava uno da applicare.
Quando qualcuno si meravigliava degli interminabili rammendi di sua sorella, era lei che rispondeva:
«L’ago e la pezzuola, tengono in piedi la camiciola.»
Se si osservava a lei che, a forza di far calze tutta la vita, doveva averne una provvista sterminata, rispondeva subito:
— Pane e panni, buoni compagni.
— Che freddo! diceva qualcuno, non s’ha voglia di uscire.
— Ma sicuro, ribatteva lei. A Santa Caterina, chiudi i buoi nella cascina.
— Le giornate cominciano ad allungarsi un poco.