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I giovinetti hanno riportate le novità raccolte al caffè o al club; chi s’è sposato, o è in procinto di farlo, chi è morto, chi è innamorato; che nuovissime promette il manifesto del Manzoni: chi era la signora più brillante la sera innanzi alla Scala; che cosa combinano di fare gli ammiratori per la beneficiata della prima donna o della prima ballerina.
Il babbo, i membri seri della famiglia, hanno recate le notizie politiche e quelle dei loro reumi, che aumentano o diminuiscono in ragione diretta dell’intensità del freddo, e dei loro catarri a cui l’umidità fa dei brutti tiri.
Intanto è stata servita la minestra; ciascuno ha preso il suo posto, e durante più d’un’ora tra un boccone e l’altro, si sono particolareggiati tutti gli avvenimenti messi sul tappeto, si sono analizzati, discussi, se n’è visto il fondo.
Alle sette il pranzo è finito, la tavola è sparecchiata, e la sera, l’eterna sera d’inverno, non è cominciata ancora.
Gli scrittori sentimentali che hanno l’abitudine di guardare il mondo traverso una lente azzurra come se fosse un eclissi, hanno scritto volumi di prosa soave, sulle serate di famiglia intorno al focolare domestico; ce le hanno dipinte come un perpetuo idillio.