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Ma anche questa volta il suo eroismo fu inutile.

L'oste possedeva un agnello, ed il medico preferì aprire le vene di quella bestia, che quelle di un essere umano, il quale non sembrava neppur averne di troppo. L'operazione fu fatta con rapidità, e l'effetto ne fu quasi immediato.

L'infermo mise due o tre gemiti, girò gli occhi intorno, fece un lieve cenno di saluto a Vicenzino, ingoiò qualche cucchiaio di marsala, poi ricadde in un assopimento profondo ma tranquillo. Allora il medico dettò le prescrizioni per la notte; brodo ristretto, vino, cordiali, ed il più assoluto riposo; poi si ritirò, promettendo di tornare il mattino, e lasciando buone speranze.

Vicenzino rimase solo dinnanzi a quell'ombra dell'amico adorato, del fanciullo forte e felice, che era andato a cercarlo nel suo abbandono, che gli aveva dato una casa, una famiglia.


XII.

Vicenzino stette un pezzo accanto al letto, contemplando quel bel volto di una pallidezza marmorea, quegli occhi profondamente infossati, curvandosi coll'orecchio sulle labbra di Vincenzo per udirne il respiro lieve come un soffio. Oh! era