Pagina:Torriani - Senz'amore, Milano, Brigola, 1883.djvu/197

rivelare all'amico; l'aveva attinta nella sua casa, gli era venuta da lui, ed aveva potuto fargliene un segreto!

Alla sua fantasia indebolita questo sembrava un atto di mala fede, una colpa. Vincenzo si avvicinò, cupo, senza parlare, e l'ammalato gli disse:

— Ho un segreto da rivelarti.

L'altro non rispose, ed egli, credendo che aspettasse quella rivelazione, riprese:

— Ora non ho forza. Ti scriverò. Poi mormorò: Sono tanto felice!

Vincenzo lo abbracciò con impeto, tanto stretto che gli fece male, poi uscì singhiozzando.

Rimase ancora alcuni giorni in famiglia, finchè vide Vicenzino un po' rinforzato dalle cure e dall'agiatezza della casa. Ma il tempo stringeva. Era martedì, e la domenica seguente doveva ricevere gli ordini maggiori. Il signor Dogliani sembrava inquieto, temeva che Vincenzo non avesse tempo di prepararsi alla cerimonia, e lo esortava a tornare in seminario. Vincenzo non si fece più pregare. La mattina del mercoledì salutò con infinita tenerezza tutti i suoi, abbracciò il padre piangendo, e partì. Ma quando fu per salire in vagone disse a Vicenzino che l'aveva accompagnato in carrozza col signor Dogliani alla stazione:

— Non ti senti la forza di venire fino a San Germano? Sono pochi minuti di corsa in ferrovia; anche tu, babbo; accompagnami ancora questo trattino.