Pagina:Torniamo allo statuto.djvu/10

18 TORNIAMO ALLO STATUTO


sentanza collettiva in una o più persone; bensì accenno alla questione della situazione del Ministero considerato come istituto a sè, di fronte al Sovrano da un lato ed al Parlamento dall’altro.

Ad ogni crisi ministeriale, comunque nata, tutti gli uomini che riuniscono intorno a sè qualche influenza politica, soli o aggruppati, si adoperano a tutta forza per impadronirsi del potere, ottenendo l'incarico dal Sovrano di formare il Gabinetto.

La convinzione generale è che chiunque, tra i diversi capigruppo del Parlamento, arrivi comechessia ad avere per primo l’incarico di comporre il Gabinetto, se è accorto e ardito, e soprattutto se non ha l’ingenuità di volersi mostrare troppo coerente nei principî e corretto nei mezzi, avrà poi sicuramente la maggioranza dei voti alla Camera. Quindi nei momenti di crisi si mette in moto, da tutti, ogni macchina, ogni astuzia, ogni pressione perchè l’incarico venga dato al proprio candidato, a quello cioè da cui ciascuno può sperare maggiori vantaggi. Tutti i mezzi sono buoni. Si minaccia perfino copertamente o apertamente il Sovrano, che se la sua scelta cadrà sopra altri, si susciteranno disordini e tumulti, facendosi forti di quel misterioso terrore che invade gli animi di tutti in Italia, come una reminiscenza giacobina, di fronte ad ogni movimento della piazza.

Avuto l’ambito incarico, tutta l’arte sta nel far presto, nel mettere insieme una diecina di ministri, non importa come la pensino, purchè lì per lì con la semplice somma dei loro aderenti rappresentino un numero notevole di deputati; non importa nemmeno che questo numero costituisca la maggioranza della Camera; il resto che manchi si otterrà cammin facendo. Del programma nessuno si cura. Fare diverso dai predecessori; farsi temere e far sperare a molti; ecco tutto il giuoco.

Impadronitosi del ridotto centrale del Governo, il Ministero nuovo si volge minaccioso contro tutti coloro che non si mettono al suo seguito. Forte del possesso dell’autorità, esso è pronto a sfidare, per mantenersi in seggio, e Camera e Senato e, occorrendo, lo stesso Sovrano; quasi rappresentasse un potere costituzionale autonomo, con un diritto proprio e una base giuridica a sè, all’infuori e della Corona e del Parlamento.

Ad ogni menomo segno che la Corona possa avere una volontà propria nelle cose di governo, il Ministero s’inalbera, contestandogliene il diritto. Con la teoria che il Re regna e non governa,