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cuno di mia famiglia: chè nè io nè nessuno abbiam pure avuto in pensiero male veruno. Di coteste discordie, il servo vostro non ha saputo cosa nessuna, nè grave nè piccola, signor mio». L’ira, l’orgoglio, il sospetto sono malattie che tolgono all’uomo la virtù di credere al vero; e re Saul le aveva addosso infelice tutte e tre. Poi, quel sentirsi rammentare le imprese di Davide, gli fu al cuore un nuovo morso; onde disse: «Morrai tu e tutti i tuoi; morirete». E a’ soldati comandò: «Uccideteli tutti, perchè la man loro è nella mano di Davide. Sapevano ch’e’ fuggiva, e non lo dissero a me».
Punire con la medesima pena la colpa, anco che vera, e colui che non isvela la colpa, è giustizia di tiranno disperato e matto dalla paura. Al cenno del re, i servi suoi, nessuno si mosse. Non osavano stendere le mani sui sacerdoti del Signore; e chi guardava alle loro teste canute, chi a Saul, chiedendogli con gli occhi pietà; altri si guardavano tra loro, come per fare coll’altrui conoscenza coraggio alla propria; perchè il bene è quasi lume che, posto in mezzo a più specchi, li illumina tutti a un punto, e dall’uno all’altro specchio rimbalza, e moltiplica se medesimo lietamente. Era re Saul rimasto col braccio teso in atto di comando, come se, prima ancora ch’egli abbassasse la mano, avessero tutti que’ corpi a cadere morti. In vedere i suoi servi, di solito tanto pronti agli ordini di lui, tutti fermi, il suo braccio steso, e la faccia mutata da rabbia a stupore, avrebbero fatto sorridere chi lo guardasse senza pensare a que’ tanti innocenti, la cui vita da quel cenno pendeva quasi da filo. Ma il suo stupore dà luogo subitamente a più fiera rabbia. Rivolto a Doeg idumeo, grida il re: «Uccidili tu». E Doeg,