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la; scagliossi nei ferri inferiori della scala aperta, lasciando tra mezzo piccoli fori nei volti, e nelle pietre, e poi parve prendesse la direzione di un pozzo non lontano, dal quale ho gran sospetto che quella saetta sia uscita per andare in alto per la strada già descritta. Avverto in passando, che si trovavano segni della Saetta in quella stanza stessa dove si custodiva la polvere innanzi che si convertisse questa Torre in Osservatorio; e fu dunque una gran provvidenza l’intraprendere quest’osservatorio, che salvò la Città da un infortunio simile a quello di Brescia.

Non tacerò nè pure che questa Torre nei tempi avanti, anche a memoria nostra, fu spesso visitata da Saette, le quali tutte tennero la stessa strada, del che molto ne incolpo il nominato pozzo. Si vede poi quanto opportuna sia stata la providenza del Conduttore, che vi si è applicato.

Or da questa propensione dei fulmini ai metalli, s’intende poter esser verissime quell’Istorie che si credevano favole; aver talora un fulmine fuso la spada, cioè la punta, senza offender la guaina, il dinaro intatta la borsa, le fibbie senza offender le scarpe. La borsa, la guaina, le scarpe sono di pelle; il dinaro, la spada, le fibbie sono di metallo; in questo dunque per natura sua deve sfogarsi il fulmine 1 allontanandosi dalla pelle, ch’è più tosto resistente.

Questo però non osta, che talora non possa invadere corpi d’altra natura, e fare moltissimi salti, e scherzi, che nei fatti talora si osservano. Prima di tutto il fulmine infierisce dove sono interrotti i metalli; ivi arrestato, e riflesso squaglia i metalli stessi, squarcia le pietre, e getta lungi tutto ciò che incontra. Per il resto poi convien riflettere alla varia forza de’ corpi deferenti, e resistenti. Poichè i più resistenti risultano il foco elettrico nei più deboli; quindi l’aria può cacciar il fulmine nelle pietre, nei legnami, nei panni ec. ec. da questi può ritornare nell’aria, seguendo una traccia di vapori, od altro veicolo umido più adattato; in oltre i corpi resistenti non sono da per tutto di egual solidità, contengono delle vene, e de’tratti eterogenei, senza eccettuare il vetro; e quindi in tal parte debole possono esser trafforati, ed infranti i vetri stessi. Benchè nelle fenestre può il fuoco del fulmine venir chiamato dai piombi, e dai ferri che sostengono le lastre (perciò sarebbe più cauto usar lastre ben grandi, e queste legare non con piombo, e ferro, ma con legni, come in qualche luogo è praticato). Ma anche senza questi irritamenti il fuoco del fulmine squarcia talora, e vetri, ed altri corpi resistenti, per passare in un corpo deferente posto al di


  1. Una degna persona mi raccontò, che trovandosi, son pochi anni, a villeggiare in un luogo del Trivigiano in tempo di state, insorto un picciolo Temporale, trovandosi con un compagno sulla porta del Palazzo, cadde una saetta, che colpì il detto compagno, ma senza offesa, solamente avendogli squarciate le fibbie tanto ai piedi, che ai ginocchj. Nel libro del Sig. Costantini scritto contro l’opinione del Sig. March. Maffei (Venezia presso il Recurti 1749. in 4.) tra le copiose istorie de’ fulmini, che ha raccolte, v’è quella curiosa d’una Signora di Conegliano, che avendo sporto la mano per chiudere un balcone per il Tempo, fu colpita nel braccio da fulmine, che gli fe sparire il maniglio d’oro, che portava, senza trovarsene più vestigio, con altre circostanze curiosissime di scherzi intorno la persona ivi riferite. (pag. 103) Simili istorie sono senza numero.

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