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te, che siamo ben lontani da voler condannare, o bandire.

Ma sia permesso dirlo, nella maniera che viene molto comunemente praticata, non mi piacciono quelle picciole stanghe, quei paletti di legno, eretti sui tetti, sopra i quali si piantano le punte; nè mi piacciono queste punte fatte a giglio: non li pali, perchè in brevi anni si marciscono, ed oltre l’incomodo di rimetterli, si arrischia che qualche mano imperita guasti l’opera, come è accaduto nel Palazzo Gritti. Non le punte fatte a giglio, perchè sebbene facciano buona vista, come tutto l’apparato, non crescono l’efficacia del Conduttore, e forse la diminuiscono con una specie di distrazione. Se si dicesse che quelle foglie acute sono disposte per ricevere i colpi obliqui dell’elettricità; risponderei, che qui non si tratta di palle di bigliardo. Dunque crederei miglior partito di eriger delle lancie (in quel numero che porta l’estensione del tetto) piantate in pietra viva con proporzionata base alla lunghezza: due, o tre piedi di più, di poco avvicinano al Ciclo; e questa è la pratica osservata da noi, e dal Sig. Giambattista Rodella nostro ingegnosissimo macchinista. I Conduttori so-

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