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vatorio, e degno di succedergli. La Memoria di questo vide la pubblica luce; non così l’altra, quantunque dichiarata meritevolissima di vederla.

Domandava anche l’Astronomia, e per genio, e per dovere l’opera del Toaldo. A prepararne le vie agli studiosi nel 1775 pubblicò un’introduzione alla dottrina della Sfera e della Geografia, che fu accettissima per la brevità; e per la chiarezza. Ma vi voleva qualche cosa di più, e per ciò due anni dopo procurò l’Edizione Italiana delle Tavole Astronomiche col compendio dell’Astronomia del Signor la Lande, opera che divenne subito il libro elementare delle Scuole. Ma un parto tutto proprio di sua dottrina, e che può chiamarsi la chiave dell’Astronomia, fu la Trigonometria, la più sugosa, la più chiara e la meglio esemplificata di quante fin’allora avessero veduta la luce, che recò tanto comodo agli Astronomi nella pratica, e che riuscì tanto facile ai principianti, ed ai Piloti, anche li meno addottrinati. Lo zelo di ravvivare la gloria, e lo studio della nazione verso una Scienza, di cui debbono singolarmente giovarsi la Geografia, e la Nautica, lo indussero a pubblicare nel 1782 un