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TF.RZO 5yi Pistoia di Michelangelo Salvi, son le migliori ira le opere che appartengono alla storia delle altre citta della Toscana; benché ninna di esse sia tale, che non abbisogni di correzione e ili giunte in buon numero. XVIII. Più l’elice nel numero e nel valor de’ suoi storici fu la Repubblica di Venezia; e il <h costume di commettere un tal lavoro per pubblica autorità a chi si credesse a ciò più opportuno, giovò non poco a mantenere e ad avviar questo studio fra’ Veneziani. Dopo il Paruta, di cui abbiam detto nella storia del secolo precedente, fu trascelto all’incarico di scriver la Storia veneta Andrea Morosini, uomo, dice il ch. Foscarini (Letterat venez.p. 2.^7), di lunga esperienza nel governo , e consumato negli studi della più colta erudizione. Egli volle scriverla in lingua latina, e prese perciò a continuare quella del Bembo, e colla fatica di oltre a veni’ anni la condusse dal 1521 fino al i(>i5. Non potè però darle l’ultima mano; ed essendo venuto a morte nel 1618, fu dato l’incarico a Lorenzo Pignoria di porla in istato di uscire alla pubblica luce; ma egli ancora si duole di non aver potuto prestarle quelf opera di cui avrebbe abbisognato. Qual ella uscì nondimeno nel 1623, fu ricevuta con grande applauso, e la sincerità, l’eloquenza e l’eleganza con cui è scritta, la fecero annoverare tra le migliori che questo secol vedesse. Tre altri furon poi destinati al medesimo impiego, Niccolò Contarini, eletto indi doge nel 1630, e morto l’anno seguente , Paolo Morosini fratello dell’Andrea, e Jacopo Marcello. Ma la Storia Tìuaboschi, Voi. aV. 4