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927 voluto lar credere di’ ella avesse ricevuto, di non alterare il testo dell’opera 3 ma che sia stata frutto soltanto di quell’animo sì cortese e gentile , e di quelle sì obbliganti maniere che tutta Roma ammira già da gran tempo in V. P. reverendissima. Nè sono io solo che me le debba perciò protestare sommamente tenuto, ma tutti quelli che han fatto acquisto di cotesta edizione della mia Storia, le debbono essere riconoscenti e grati, così per averli sottratti al pericolo di cadere in quegli errori in cui avrebbe essa potuto condurli, se nelle sue annotazioni non gli avesse ella indicati e corretti, come pe’ tanti lumi e per le sì rare e pellegrine notizie che nelle annotazioni medesime si incontrano, delle quali senza esse sarebbono rimasti privi. Mi permetta dunque V. P. reverendissima che, poichè in altro modo non mi è possibile, col pubblicare questa mia lettera io faccia conoscere a tutti, quanto io le debba, e che perciò io venga qui riunendo ed epilogando gli errori che l’acutezza del suo intendimento ha nella mia opera ravvisati, e i nuovi monumenti di storia letteraria, de’ quali con vastissima erudizione ha corredate le sue* note. Che se, come è opinione di alcuni, qualche altro ha diritto di entrare con V. P. reverendissima a parte di questa lode, io la prego a volerla con lui dividere 3 ed in ciò mi riposo tranquillamente nella illibatezza della sua coscienza , che ben lontana dall’usurparsi l’altrui, saprà e vorrà certamente che ognun ritengasi ciò che di ragion gli conviene. Tikaboschi, Voi. XV. u5