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831 avcano amia nel conompimento del gusto in Italia, e ciò clic prima di me avea scritto sullo stesso argomento il celebre sig. abate Bettinelli. Prese egli dunque la penna in difesa della sua nazione, e fin dal 1776 pubblicò su ciò in Cremona una sua lettera al sig. commendatore Valente. Voi certo l’avrete letta; e avrete veduto con qual forza insieme e con quale modestia ribatte l’accusa data ai letterati spagnuoli , con qual rispetto parla de’ suoi avversarii, con qual sobria erudizione va rammentando le glorie della letteratura spagnuola. Egli non ha mai sognato eli1 io potessi avere nella mia Storia quelle ree e basse intenzioni di cui mi ha creduto capace l’abate Lampillas. Egli ha mostrato il buon gusto , di cui è fornito , col non accingersi a fare ridicole apologie di certi antichi scrittori spagnuoli che non si posson difendere, se non da chi è lor somigliante; egli non ha già avanzate quelle gigantesche proposizioni dell1 ab. Lampillas. A nessuna delle straniere nazioni (toltane la Greca) debbe tanto l’antica letteratura romana, quanto alla nazione spagnuola (par. 2, p. 3); in Ispagna furono coltivate le arti e le scienze prima che in Italia (ivi, p. 5). In nessun tempo potè Roma chiamar barbara la Spagna; potè bensì questa per molti secoli chiamar barbara Roma (ivi, p. 12). La lingua latina debbe agli Spagnuoli T essersi donservata men rozza nel secolo dopo Augusto (ivi, p. 47). L’abate Andres era troppo saggio e prudente, per lasciarsi trasportare a tai paradossi. Ei difende la sua nazione con armi Tirabusciò Voi. XV. 19