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8i4 a’ poeti, Lucano, io dico, Seneca il tragico t Marziale, Stazio, Perseo e Giovenale vogliono, come chiaramente si vede da’ loro versi, andare innanzi a Virgilio, a Catullo, Oras/o, ec. Ove è qui, sig. abate mio stimatissimo, la buona fede? Io unisco insieme senza alcuna diversità Spagnuoli e Italiani, e con Lucano e con Marziale nomino Stazio, Persio e Giovenale; ed ella troncando il testo mi fa nominar solamente due poeti spagnuoli, per persuadere a’ lettori che tutta io attribuisco agli Spagnuoli la colpa della corruzion del buon gusto. E a questa infedeltà è somigliante quell’altra in cui ella citando quel mio passo medesimo , dice ch’io confesso che Lucano e Marziale furono i migliori poeti del suo tempo; cosa ch’io ho detto generalmente di tutti i già nominati poeti, e non de’ due soli spagnuoli. Più ancor mi ha commosso un’altra infedeltà che a mio riguardo ha usata il sig. abate Lampillas (par. 1, p. i4;)- Dopo aver lungamente impugnato (nè è qui luogo a cercare con qual sorta di pruove) il carattere ch’io ho formato di Seneca il filosofo, dice ch’io passando da esso a Plinio il Vecchio, uso queste parole: assai diverso fu il carattere e il tenore di vita di Caio Plinio Secondo, detto il Vecchio. E queste son veramente mie parole. Ma che? Il sig. abate Lampillas sdegnasi per esse meco, e quasi quasi mi accusa al tribunale dell’Inquisizione. Dimando io, dice egli, può dirsi utile ed opportuno a’ tempi nostri il cercar tutte le congetture, per far credere che fu un uomo bruttato di lutti i vizi un filosofo che scrisse