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n16 nono lettere, menarono gran rumore; come se il Tassoni a tutte le scienze e a tutti i «.lotti movesse guerra. E certo molte delle cose che in quell’opera leggonsi, sono anzi ingegnosi e scherzevoli paradossi, che fondate opinioni. Era T ingegno del Tassoni somigliante a quello del Castelvetro, nimico de’ pregiudizii e di quello singolarmente che nasce dalla venerazione per gli antichi scrittori, acuto e sottile in conoscere i più leggeri difetti, e franco nel palesarli; se non che, dove il Castelvetro è uno scrittor secco e digiuno, benchè elegante, che sempre ragiona con autorità magistrale , il Tassoni è autor faceto e leggiadro che sa volgere in giuoco i più serii argomenti, e che con una pungente ma graziosa critica trattiene piacevolmente i lettori. E probabilmente non era persuaso egli stesso di ciò ch’egli talvolta scrivea. Ma il desiderio di dir cose nuove e di farsi nome coll’impugnare i più rinomati scrittori, lo introdusse a sostenere alcune strane e poco probabili opinioni, fra mezzo alle quali però s’incontrano riflessioni e lumi utilissimi per leggere con frutto gli antichi e moderni autori. Maggior rumore ancora destarono le sue Considerazioni sopra il Petrarca, stampate la prima volta nel 1609. Parve al Tassoni, e forse non senza ragione, che alcuni fossero sì idolatri di quel gran poeta, che qualunque cose gli fosse uscita dalla penna, si raccogliesse da loro come gemma d’inestimabil valore, e che perciò avvenisse che alle Rime di esso si rendesse onor troppo maggiore che non era loro dovuto. Ma il Tassoni cadde nell’eccesso contrario; e per