Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VIII, parte 1, Classici italiani, 1824, XIV.djvu/437

/ SECONDO 420 E noi potremmo qui ancora schierare innanzi a’ lettori una interminabile serie di libri e di nomi. Ma, secondo il nostro costume, ci conterremo entro i confini di una ragionevole brevità , e fra ’l grandissimo numero di scrittori di storia naturale direm di que’ soli, la memoria de’ quali è alla nostra Italia più onorevole e più gloriosa. II. Fu questo lo studio a cui principalmente si volse l’Accademia romana de’ Lincei, fondata, come altrove si è detto, nel 1603 dal principe Federigo Cesi. La storia di questa accademia e de’ più illustri uomini che la composero, deesi raccogliere da’ libri da noi indicati del dottor Giovanni Bianchi e del dottor Domenico Vandelli. Era in età di soli 18 anni il principe Federigo, quando, mosso da ardente brama, non solo di coltivar per se stesso, ma di accendere altri ancora a coltivare lo studio della natura, formò questa adunanza, a cui dall’occhio acutissimo della lince diè il nome de’ Lincei, a spiegare la diligenza con cui egli voleva che si esaminasse ogni cosa. Le prudentissime leggi ch’ei le prescrisse, veggonsi riferite da’ due suddetti scrittori, i quali pure ci danno il catalogo di que’ valorosi accademici; e alcuni ve ne aggiungono secondo le lor congetture. Tra essi veggiamo alcuni stranieri, de’ quali non è di quest’opera il ragionare, e sono Giovanni Terenzio da Costanza, che fu poi gesuita, Giovanni Fabbri da Bamberga, Marco Valsero d’Augusta, Giovanni Demisiano da Cefalonia, Teofilo Molitore, Giusto Riquio e alcuni altri. Alcuni ancor ne veggiamo, de’ quali già si