Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/84

2046 LIBRO ne fa la somma alquanto minore: Il Card, di Ravenna, scriv egli a 6 di dicembre del detto,, anno (Lettere, de Principi. t. 3, p. 148), V(l alle Castella del suo Arcivescovado di Ravenna per starvi qualche tempo, et ricuperare li sborzati denari, che si dicono essere stati scudi quarantotto mila. Alla liberazione dell" Accolti giovaron molto gli ufficj del Cardinal Ercole Ganzaga, come raccogliam da una lettera del Sadoleto (l. c. t. 2, p. 331). Anzi una lettera a lui scritta da Pietro Aretino sembra indicarci (Lett. l. 1, p. 142) che lo stesso imperador Carlo V frammettesse in ciò la potente sua mediazione. L’Accolti, uscito dalla sua carcere ritirossi dapprima a Ravenna, indi a Ferrara, e finalmente a Venezia; e del soggiorno da esso fatto in queste due altre città ci fanno testimonianza le poc’anzi accennate elegie del Molza. Verso il principio del 1542, il pontefice Paolo III! con sue lettere gli permise di ritornarsene a Roma; e abbiamo la lettera dal cardinale scritta da Venezia a’ 12 di gennaio del detto anno allo stesso pontefice, con cui il ringrazia, quod literis honorificientis siini s una cum ceteris Colle gìs absentibus ad suum sanctissimum gremium, hoc est a desperationc omnium rerum ad certam spem, summo beneficio revocavit. ma insieme si scusa, perchè giunto essendogli all’improvviso sì lieto annunzio, si trova egli sì aggravato di debiti, che non può sì tosto recarsi a Roma (Epist. cl. Viror. p. 42, ed. ven. 1568). E un’altra pure ne abbiamo da lui scritta al papa medesimo da Firenze, ove si era frattanto recato a' 15 di novembre del 1544;