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TERZO 3033 mici. latinizzò il suo nome, e si disse Giovanni Muzio Arelio. Di lui dice il Giraldi (p. 543) che avea veduto un Inno in lode di S. Giovanni Battista, e alcuni epigrammi da lui stesso mostratigli, e un poema in lode di Muzio Scevola, che stava allor componendo, e che di questo giovane grande era l’ aspettazion presso , dotti. In fatti il Bembo, scrivendo da Roma ad Ottaviano Fregoso il 1 di gennaio del 1512, Nos invisit, gli dice (Epist. famil, l. 5, ep. 7), Mutili s A reli us fere quotidie magnae, spei adolescens, ut scis, aut etiam majoris, quam quod scire possis magis enim magisque se se in dies comparat, cum ad mores optimos et ad omnem virtutem, tum ad poetices studia, ad quae natus preacipue videtur. Leon X, premiator generoso de’ colti ingegni, gli diè il governo della Rocca di Mondaino detta dal Valeriano (De lnfelic. Liter. l. 1, p. 22) Arx Mondulphia. Ma questo onore gli fu funesto: Monsignor mio, scrive il Bembo al cardinale di Bibbiena (Lettere, t. 1, l. 2, Op. t. 3, p. 10) a 3 di aprile del 1516, sapete bene, ch io temo grandemente, che 'l nostro povero Muzzarello sia stato morto da quelli di Mondaino, perciocchè da un mese in qua esso non si trova in luogo alcuno. Solo si sà, che partì da quella maledetta Rocca temendo di quegli uomini, e fu nascostamente. Non fu già, ch io non gli predicessi questo, che Dio voglia, che non gli sia avvenuto. Oh infelice giovane! non l avess'io mai conosciuto, se tanto e così raro ingegno si dovea spegnere sì tosto e in tal modo! E in altra al medesimo de' 30 dello stesso