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20l8 LIBRO Mantova ei fosse occupato nell’ istruzione del principe suo allievo, non lasciava però di prestare anche ad altri il medesimo ufficio, e singolarmente a Torquato Bembo, da Pietro di lui padre inviato a Mantova per tal fine: Io vorrei udire, gli scrive il padre (Lettere, t. 2, l. 10, Op. t. 3, p. 166) nel 1538, che attendesti ad imparare più volentieri che non fai e che pigliasti quel frutto da lo aver M. Lampridio a Maestro, che dei, pensando che hai tu più ventura, che tutto il rimanente de' fanciulli dell Italia, anzi pure di tutta l Europa, i quali non hanno così eccellente e singolar precettore, e così amorevole, come hai tu, sebbene sono figliuoli di gran Principi e gran Re. Egli finì di vivere, secondo la comune opinione, in Mantova in età immatura nel 1540, e il Bembo in fatti ne pianse la morte in una sua lettera segnata a’ 25 di settembre del detto anno (ivi, p. 299). Ma pare che in questa data sia corso errore; perciocchè, come ha osservato il ch. ab. Lazzari (Miscell. Coll. rom. t 2, p. 121), Aonio Paleario in una sua lettera, che non ha data, al Lampridio, gli scrive che il Cardinal Polo era stato nominato legato a Trento (Palear. Epist. l. 1, ep. 17), e questa legislazione non fu che nel 1542. Nelle Poesie latine, che sono quasi il sol monumento rimastoci del valor del Lampridio, fu egli il primo che ardisse d’imitar Pindaro, lodato perciò dal Giraldi (l. c p. 542), il quale ancora rammenta alcune Poesie greche da lui composte e ne loda gl’ ingenui ed innocenti costumi, da Bartolommeo Ricci (De Imitat. l. 2), e dal conte Niccolò